Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi. Zygmunt Bauman

 Amore-liquido
articolo di Cinzia Crinò.

Zygmunt Bauman è considerato il più grandesociologo contemporaneo. Il suo successo, probabilmente, deriva da una metafora con cui egli ha fotografato la società attuale: quella della liquidità. Sostanzialmente, Bauman ritiene che l’uomo di oggi non abbia più certezze né punti di riferimento stabili. È diventato tutto più fluido, liquido appunto.

Il settore in cui è più evidente questa trasformazione è quello lavorativo: «In un’epoca in cui […] i luoghi di lavoro scompaiono con poco o punto preavviso e il corso della vita è suddiviso in una serie di progetti una tantum sempre più a breve termine, le prospettive di vita appaiono sempre più […] accidentali.»

Ma la liquidità è riscontrabile anche nelle relazioni sentimentali, ed è proprio questo è il tema centrale del suo saggio Amore liquido. In particolare, le riflessioni in esso contenute riguardano l’uomo senza legami fissi, ovvero l’abitante della società liquido-moderna.

Mentre fino a poco tempo fa le relazioni a lungo termine erano considerate “istinti naturali”, oggi vengono percepite come oppressive: «L’impegno verso un’altra persona […] in particolare un impegno incondizionato e di certo un tipo di impegno “finché morte non ci separi”, nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, assomiglia sempre più a una trappola da scansare a ogni costo.»

Amorel iquido. Sulla fragilità dei legami affettiviFacciamo un passo indietro. Cos’è l’amore? Bauman sostiene che l’amore sia un evento molto simile alla morte. «Non si può imparare ad amare; così come non si può imparare a morire. Né si può imparare l’arte […] di non rimanerne impigliati e tenersene alla larga. A tempo debito, l’amore e la morte colpiranno; solo che non abbiamo la benché minima idea di quando tale ora scoccherà. In qualsiasi momento giunga, ti coglierà impreparato. Amore e morte sbucheranno dalle tue preoccupazioni quotidiane ab nihilo, dal nulla.»

Sia la morte che l’amore colpiscono all’improvviso e colgono il malcapitato alla sprovvista. Le riviste sono piene di pagine dedicate alla “posta del cuore”, nelle quali l’esperto di turno consiglia a chi ha problemi sentimentali come comportarsi. Ma, secondo il sociologo, in amore non si impara dalle esperienze precedenti. Si può apprendere come svolgere un’attività solo quando ci sono una serie di regole fisse e uno scenario stabile, e di certo non è questo il caso. Amare significa abbandonarsi a un futuro misterioso.

L’amore è il regno dell’incertezza e di conseguenza gli uomini si trovano a vivere una situazione paradossale. Da una parte tendono a cercare in una relazione quel conforto che li faccia allontanare dal fastidioso senso di fragilità che avvertono quando sono soli. Ma una volta in coppia, l’uomo non arriva all’appagamento emotivo che sperava, tutt’altro: «“Avere una relazione” significa un mucchio di grattacapi, ma soprattutto vivere nella perpetua incertezza. Non potrai mai essere realmente, pienamente sicuro di cosa fare, né certo di aver fatto la cosa giusta o di averla fatta al momento giusto.»

Questo senso di insicurezza cronico deriva anche dal fatto che, nonostante i propri sentimenti possano essere molto forti e indubbi, non si può impedire al partner di mettere fine alla relazione nel momento in cui lo ritenga opportuno. «Le promesse di fedeltà alla relazione, una volta che questa è stata stabilita, sono “insignificanti nel lungo termine”. E come potrebbe essere altrimenti: le relazioni sono investimenti come tutti gli altri, ma ti verrebbe mai in mente di pronunciare un giuramento di fedeltà alle azioni che hai appena acquistato?»

Date queste premesse, l’uomo di oggi preferisce non rischiare troppo e tende a instaurare nuovi tipi di relazioni, meno impegnative e senza promesse: la convivenza, le relazioni virtuali, le coppie aperte.

Queste nuove forme sentimentali sono facili da creare e altrettanto facili da interrompere qualora si dovesse presentare un nuovo oggetto del desiderio. In altre parole, la filosofia che sta alla base dei moderni “legami” è quella del consumismo: usa e getta. I partner sono come i beni di consumo: quando vediamo nelle vetrine dei negozi un oggetto nuovo, che vanta mille qualità, non esitiamo a sostituirlo con quelli che abbiamo comprato in precedenza. Allo stesso modo, anche in amore apriamo la porta a nuove esperienze che potrebbero essere «più soddisfacenti e appaganti.»

Amore liquido è un testo molto interessante, che costringe il lettore a guardare in faccia la realtà, che gli piaccia o no. È un libro che va letto con calma, sorseggiato, in quanto denso di riflessioni con cui confrontarsi.

Le tesi di Bauman sono state tacciate di pessimismo; io definirei il suo approccio un realismo graffiante. È vero, lui stesso afferma che la società in cui ci troviamo a vivere non è delle migliori, ma chiude le sue considerazioni con una speranza: «La nostra consolazione […] è il fatto che “la storia esiste ancora e la si può ancora fare”.»

Titolo: Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi
Autore: Zygmunt Bauman
Anno di pubblicazione: 2006
Casa editrice: Laterza

PARLAMI D’AMORE Zygmunt Bauman: “Le emozioni passano i sentimenti vanno coltivati” articolo di Raffaella De Santis

Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto di lavoro. Il grande sociologo spiega come i legami siano stati sostituiti dalle “connessioni”. E aggiunge: “Ogni relazione rimane unica: non si può imparare a voler bene”. Disconnettersi è solo un gioco. Farsi amici offline richiede impegno

Amarsi e rimanere insieme tutta la vita. Un tempo, qualche generazione fa, non solo era possibile, ma era la norma. Oggi, invece, è diventato una rarità, una scelta invidiabile o folle, a seconda dei punti di vista. Zygmunt Bauman sull’argomento è tornato più volte (lo fa anche nel suo ultimo libro Cose che abbiamo in comune, pubblicato da Laterza). I suoi lavori sono ricchi di considerazioni sul modo di vivere le relazioni: oggi siamo esposti a mille tentazioni e rimanere fedeli certo non è più scontato, ma diventa una maniera per sottrarre almeno i sentimenti al dissipamento rapido del consumo. Amore liquido, uscito nel 2003, partiva proprio da qui, dalla nostra lacerazione tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.

Cos’è che ci spinge a cercare sempre nuove storie?

“Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. L’amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”.

Dunque siamo condannati a vivere relazioni brevi o all’infedeltà…

“Nessuno è “condannato”. Di fronte a diverse possibilità sta a noi scegliere. Alcune scelte sono più facili e altre più rischiose. Quelle apparentemente meno impegnative sono più semplici rispetto a quelle che richiedono sforzo e sacrificio”.

Oggi viviamo più relazioni nell’arco di una vita. Siamo più liberi o solo più impauriti?

“Libertà e sicurezza sono valori entrambi necessari, ma sono in conflitto tra loro. Il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza è una minore libertà e il prezzo di una maggiore libertà è una minore sicurezza. La maggior parte delle persone cerca di trovare un equilibrio, quasi sempre invano”.

Abbiamo finito per trasformare i sentimenti in merci. Come possiamo ridare all’altro la sua unicità?

“Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l’opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento. L’amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l’amore. Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana”.

Forse accumuliamo relazioni per evitare i rischi dell’amore, come se la “quantità” ci rendesse immuni dell’esclusività dolorosa dei rapporti.

“È così. Quando ciò che ci circonda diventa incerto, l’illusione di avere tante “seconde scelte”, che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà, è invitante. Muoversi da un luogo all’altro (più promettente perché non ancora sperimentato) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della dimora attuale, per trasformarla in una vera e propria casa e non solo in un posto in cui vivere. “L’amore esclusivo” non è quasi mai esente da dolori e problemi  –  ma la gioia è nello sforzo comune per superarli”.

In un mondo pieno di tentazioni, possiamo resistere? E perché?

“È richiesta una volontà molto forte per resistere. Emmanuel Lévinas ha parlato della “tentazione della tentazione”. È lo stato dell'”essere tentati” ciò che in realtà desideriamo, non l’oggetto che la tentazione promette di consegnarci. Desideriamo quello stato, perché è un’apertura nella routine. Nel momento in cui siamo tentati ci sembra di essere liberi: stiamo già guardando oltre la routine, ma non abbiamo ancora ceduto alla tentazione, non abbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno. Un attimo più tardi, se cediamo, la libertà svanisce e viene sostituita da una nuova routine. La tentazione è un’imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente”.

Lei però scrive: “Nessuno può sperimentare due volte lo stesso amore e la stessa morte “. Ci si innamora una sola volta nella vita?

“Non esiste una regola. Il punto è che ogni singolo amore, come ogni morte, è unico. Per questa ragione, nessuno può “imparare ad amare”, come nessuno può “imparare a morire”. Benché molti di noi sognino di farlo e non manca chi provi a insegnarlo a pagamento “.

Nel ’68 si diceva: “Vogliamo tutto e subito”. Il nostro desiderio di appagamento immediato è anche figlio di quella stagione?

“Il 1968 potrebbe essere stato un punto d’inizio, ma la nostra dedizione alla gratificazione istantanea e senza legami è il prodotto del mercato, che ha saputo capitalizzare la nostra attitudine a vivere il presente”.

I “legami umani” in un mondo che consuma tutto sono un intralcio?

“Sono stati sostituiti dalle “connessioni”. Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza”.