Un bravo ragazzo… 

“Mio figlio è sempre stato un ragazzo modello… Insomma, un ragazzo come tanti altri. Non infangate il suo nome su tutti i giornali perché queste sono disgrazie che possono capitare a chiunque.” Parto da questo frase, pronunciata dalla madre di un uomo che ha ucciso una donna di 22 anni, dandole fuoco, colpevole di averlo lasciato e di aver iniziato una storia con un altro.parto da questa frase, per riflettere sull’assurdità che nel #femminicidio le donne sono vittime e colpevoli. 

vittime perchè i numeri sono spietati, qualcuno sostiene che anche le donne sono violente. Certo lo sono, io pure lo sono, sono violenta e aggressiva, ma non ho mai pensato di uccidere qualcuno perché ha smesso di amarmi. Anzi sono cresciuta con la fissa che se qualcuno smette di amarti, in realtà non ti abbia mai amato veramente. quindi addio. senza rancore. Magari lacrime, tante, a fiume, ma nessuna violenza su chi vuole solo sparire dalla tua vita. Allora mi chiedo perchè tanti uomini, questo addio non lo sanno accettare, non accettano l’idea di essere lasciati. è una questione culturale, ma non nel senso che sta scritto sui libriil perchè. è una questione culturale perchè cresciamo con questo modello di famiglia che è ancora il luogo dove l’uomo deve fare l’uomo, la donna deve fare la donna. E questo purtroppo è un grande inganno. Non è piu cosi. si costruisce una relazione su una base di rispetto reciproco, di amore o voglia di stare assieme reciproca; si fanno progetti di futuro in due. Ma essere coppia non vuol dire fare un patto di sangue, un patto che una donna non può sciogliere senza avere paura di come reagirà lui. Molte donne sono state ammazzate, ma c’è un’infinità di donne che vivono rapporti di coppia estremamente violenti, donne che hanno figli e per i figli non si allontanano da uomini prepotenti e violenti, donne che non amano più uomini che di loro non hanno nessun rispetto eppure continuano a viverci assieme, perchè andare via non è mai facile. Perchè questa società ancora giudica una donna che va via di casa, con i suoi figli. Perchè non si è sempre ragazze, e la paura di non farcela a ricominciare è troppa. Perchè in fondo quell’uomo che ti sei scelto, non è poi un cattivo cristiano, magari è pure un lavoratore, magari è l’unico che lavora, magari i figli hanno bisogno di stare in famiglia, magari lo ami ancora, …quando non alza le mani. Ci sono tante storie, tante donne. Non è neppure una questione di condizione sociale, non è questione di nord o sud, di città o campagna. Non è questione di età. E’ una questione culturale, in questo senso, nel senso che dobbiamo capire che questà è una questione che ci riguarda tutte, e se non riguarda noi, riguarda qualcuno di noi, vicino a noi. E forse di un uomo violento, possiamo essere mogli, amanti, compagne, ma anche figlie oppure madri, oppure amiche. Ma non pensiamo che siano casi di cronaca. la violenza domestica finisce di rado nella cronaca, più spesso, tanto più spesso rimane fra le mura di casa, e noi ci siamo dentro, o siamo oltre quel muro. Rendiamocene conto. 
— 

Beatrice Pesimena

Un bravo ragazzo …

“Mio figlio è sempre stato un ragazzo modello… Insomma, un ragazzo come tanti altri. Non infangate il suo nome su tutti i giornali perché queste sono disgrazie che possono capitare a chiunque.” Parto da questo frase, pronunciata dalla madre di un uomo che ha ucciso una donna di 22 anni, dandole fuoco, colpevole di averlo lasciato e di aver iniziato una storia con un altro.parto da questa frase, per riflettere sull’assurdità che nel #femminicidio le donne sono vittime e colpevoli. 

vittime perchè i numeri sono spietati, qualcuno sostiene che anche le donne sono violente. Certo lo sono, io pure lo sono, sono violenta e aggressiva, ma non ho mai pensato di uccidere qualcuno perché ha smesso di amarmi. Anzi sono cresciuta con la fissa che se qualcuno smette di amarti, in realtà non ti abbia mai amato veramente. quindi addio. senza rancore. Magari lacrime, tante, a fiume, ma nessuna violenza su chi vuole solo sparire dalla tua vita. Allora mi chiedo perchè tanti uomini, questo addio non lo sanno accettare, non accettano l’idea di essere lasciati. è una questione culturale, ma non nel senso che sta scritto sui libriil perchè. è una questione culturale perchè cresciamo con questo modello di famiglia che è ancora il luogo dove l’uomo deve fare l’uomo, la donna deve fare la donna. E questo purtroppo è un grande inganno. Non è piu cosi. si costruisce una relazione su una base di rispetto reciproco, di amore o voglia di stare assieme reciproca; si fanno progetti di futuro in due. Ma essere coppia non vuol dire fare un patto di sangue, un patto che una donna non può sciogliere senza avere paura di come reagirà lui. Molte donne sono state ammazzate, ma c’è un’infinità di donne che vivono rapporti di coppia estremamente violenti, donne che hanno figli e per i figli non si allontanano da uomini prepotenti e violenti, donne che non amano più uomini che di loro non hanno nessun rispetto eppure continuano a viverci assieme, perchè andare via non è mai facile. Perchè questa società ancora giudica una donna che va via di casa, con i suoi figli. Perchè non si è sempre ragazze, e la paura di non farcela a ricominciare è troppa. Perchè in fondo quell’uomo che ti sei scelto, non è poi un cattivo cristiano, magari è pure un lavoratore, magari è l’unico che lavora, magari i figli hanno bisogno di stare in famiglia, magari lo ami ancora, …quando non alza le mani. Ci sono tante storie, tante donne. Non è neppure una questione di condizione sociale, non è questione di nord o sud, di città o campagna. Non è questione di età. E’ una questione culturale, in questo senso, nel senso che dobbiamo capire che questà è una questione che ci riguarda tutte, e se non riguarda noi, riguarda qualcuno di noi, vicino a noi. E forse di un uomo violento, possiamo essere mogli, amanti, compagne, ma anche figlie oppure madri, oppure amiche. Ma non pensiamo che siano solo casi di cronaca. la violenza domestica finisce di rado nella cronaca, più spesso, tanto più spesso rimane fra le mura di casa, e noi ci siamo dentro, o siamo oltre quel muro. Rendiamocene conto. 
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Beatrice Pesimena

Ferite a morte… Un pò


“Il titolo sul giornale invece non era tanto grande: «Ragazza sessantaseienne uccisa da venticinque coltellate»…No, scusate è il contrario: venticinque anni, sessantasei coltellate, mi sbaglio sempre.

Due coltellate e mezzo per ogni anno della mia breve vita, solo venti dritte al cuore.

Ci vuole tempo per dare tutte quelle coltellate, pensate a quanto è lungo un minuto…

Be’, ce ne vogliono almeno tre senza fermarsi mai, e lui non si è fermato neanche per riprendere fiato, questa volta aveva paura che non schiattavo.

Perché c’aveva già provato l’anno prima, in mezzo a corso Garibaldi: è arrivato di corsa e mi ha dato quattro fendenti al collo ma qualcuno l’ha fermato, sono stata dieci giorni in coma, poi ce l’ho fatta.

L’hanno mandato ai domiciliari perché dicevano che era stato un raptus e un raptus non viene due volte, invece hai visto che sorpresa, caro giudice?

Ma io tanto insieme a lui non ci tornavo neanche morta…”

#feriteamorte #serenadandini #femminicidio 

Non ê casuale che io abbia una canotta in pizzo nero mentre taggo questo libro sul femminicidio, non é casuale perché voglio essere libera di mostrare la mia femminilità e libera di scegliere chi amare, senza per questo essere un oggetto da possedere e da eliminare quando dice … no ! 

Stordisciti bene bene … E poi 

Caro uomo, hai ragione, io ti capisco, capisco quello che stai provando, lei ti ha lasciato, così all’improvviso; non ti vuole più, ha scelto un’altro o semplicemente non vuole più te. Tu non riesci a vivere senza di lei, ti sembra di impazzire, e poi stai cominciando ad odiarla… A desiderare la sua morte. Ecco fermati un attimo. Aspetta che arrivi la notte, comprati una bottiglia di whisky, un pacco di sigarette, anzi no, mezzo chilo di maria, stordisciti bene, bene. Poi prenditi la tua macchina, non mettere le cinture, scegli una strada deserta con un grande albero.. E abbraccialo a 200 km… Vedrai che lei, ti amerà per sempre. Perché hai sacrificato la tua vita. Più amore di così? Invece no vero ? Ovvio, sei un vigliacco, preferisci uccidere lei. E quanta fantasia che hai. Si potrebbe scrivere il manuale del #femminicida, ormai ê diventato un mestiere. Solo per vigliacchi …che pensano di essere #uomini. E lei chissà cosa aveva visto in te. Maledetto il giorno che ti ha conosciuto! Questo post lo dedico a una giovane donna… Bruciata viva dal suo #amore.

Tavola Rotonda a Cassola sul #femminicidio 

Alla Tavola Rotonda sul #femminicidio, ho cercato di dare una chiave di lettura di questo fenomeno, analizzandolo dal punto di vista socio/culturale. Parlando anche della proposta di legge,che la nostra deputata di #sinistraitaliana, Celeste Costantino e altre compagne, stanno portando avanti, per l’introduzione nelle scuole di 1 ora di #educazionesentimentale; ho parlato di pubblicità sessista e di linguaggio sessista, di stereotipi di genere e di alcune iniziative di #senonoraquando che ritengo molto valide; ovviamente mi sono riferita al mio #sociologo preferito #zugmuntbauman e del suo libro #amoreliquido e alcuni cenni del libro di @riccardoiacona, #sequestisonogliuomini… Un dibattito interessante, come interessanti e costruttivi sono stati gli interventi di MariaPia Mainardi del’Associazione Spaziodonna che opera nel territorio bassanese, fornendo un supporto e un accompagnamento a donne vittime di violenza e maltrattamenti. Alla presidentessa del Gruppo8marzo, e alla presidentessa dell’#associazioneIsolina di Verona. Ci ha moderato l’avvocatessa Maria Di Pino e infine il regista Lucio Bosa ha narrato come é nato lo spettacolo Ma …io ti amo che sta mettendo in scena con le coreografe Selenia Mocellin e Barbara Todesco.  

Potrei continuare, ma mi fermo qui… Sapete che sono logorroica anche nei post. 

Serata interessante a parlare di uomini e donne 

Ma …io ti amo, conferenza stampa\dibattito 

7 maggio 2014… altro femminicidio, anzi oggi la definizione usata è “uxoricidio” cioè donna ammazzata in quanto moglie, perché la sciagura non è solo essere femmina, anche essere moglie ti può garantire il diritto ad essere massacrata, meglio se i figlioletti sono in camera che dormono. ovviamente il marito dopo “aveva pentimenti e rimorsi”…. consideravo, però, che tutte queste donne, sono tutte ammazzate con una violenza veramente barbara: accoltellate, a martellate, sparate, legate, sotterrate vive, straziate …ma quanto odio ci vuole?”
Questo era un mio post del 2014, commentavo un caso efferato di #femminicidio. Proverò a fare una riflessione sulla #violenzadigenere nella conferenza/dibattito a Cassola in occasione della presentazione dello spettacolo di teatro/danza “Ma …io ti amo” che la scuola Kasadanza di Selenia Mocellin metterà in scena. La chiave di lettura della violenza di genere, pensata dal regista Lucio Bosa é davvero interessante e stimola un dibattito.
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Categorie: personale

Ma …io ti amo

Martedì 10 maggio parteciperò ad una conferenza/dibattito sulla #violenzasulledonne. Sono onoratissima di poter dare il mio modesto contributo, parlando di un tema che mi interessa molto. Ma questa volta da un punto di vista …diverso. Non vi anticipo nulla, ma chi é della zona, ê invitato/a alla serata.  
Preludio allo spettacolo 

“Ma …io ti amo 

10 Maggio, ore 20,30 presso la sala riunioni del centro diurno anziani di via Raffaello Sanzio 16 a San Giuseppe di CASSOLA,  conferenza/dibattito sulla violenza alle donne

Presentaxione dell’ evento di teatro/danza di venerdì 13 Maggio. 

Parteciperanno alla serata Mariapia Mainardi, Beatrice Pesimena, Isolina e moderatore della serata l’avvocato Maria Di Pino.

ProLoco Rossano Veneto Proloco Solagna Associazione Pro Bassano Centro Mira ProjectCentro Formazione Danza Lucio Bosa Selenia Mocellin

si chiamava Fortuna 

Fortuna si chiamava, povera piccola, La sua storia, la sua morte … Non riesco neanche a trovare le parole, che pure a me non mancano mai. Perché ogni parola ..ê vuota davanti a quello che le é accaduto. Una cosa che faccio quando commento un #femminicidio é immedesimarmi nella donna, di tutte quelle che ho letto, mi sono immaginata la vita, la storia è anche il momento nel quale veniva ammazzata, cercando di capire cosa passa nella mente di una donna mentre viene picchiata e poi ammazzata. E ci riesco ad immedesimarmi… Ma in lei, in Fortuna non ci riesco, mi prende un’angoscia enorme a immedesimarmi nella mente di una bambina che viene abusata da un uomo che le vive accanto, abusata e poi uccisa.., come cazzo si fa a immedesimarsi in quel piccolo cuore e a farsi attraversare da quella paura, quel dolore, quella bestialità? Era una bambina. Maledetto bastardo di un uomo! Era solo una bambina.

io me le ricordo quelle donne

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Le date tendo a scordarle, i compleanni, le assemblee, le scadenze, anzi non le scordo, le rimuovo.
Nei miei ricordi non fisso mai un evento a una data; odio le festività, le ricorrenze perchè è come se in quel giorno devi per forza essere triste o felice,
Oggi è il 25 novembre, il giorno della lotta contro la violenza sulle donne e oggi, ovunque, chiunque nel mondo ha qualcosa da dire contro il #femminicidio o qualsiasi forma di violenza fisica, psicologica, morale contro una donna in quanto donna.
Ma questa cosa, non so perchè oggi mi irrita, forse perche tanti di quelli che oggi hanno scelto uno slogan, un video, un messaggio, un immagine per ricordare che la violenza è sbagliata, poi oltre al 25 novembre che fanno? perchè molti possono fare e invece siamo qui a ricordare dei numeri…
Le vittime del 2013, del 2012, del 2014… sono di più, sono di meno, sono diverse, sono tutte uguali….
Allora io oggi voglio dedicare un pensiero a quelle donne delle quali mi ricordo il volto, la storia, il nome…
Del libro di Riccardo Iacona, “se questi sono gli uomini” , le storie me le ricordo tutte e di ogni donna mi immaginavo il momento della sua morte, il terrore, il non essere niente davanti a degli occhi iniettati di odio di quell’uomo che avevano amato, lasciato, rifiutato.
Mi ricordo di più quelle che avevano dei bambini e quando l’età di quei bambini era simile a quella dei miei, mi prendeva un senso di angoscia… perchè mi immaginavo il futuro stracciato di quei bambini, che avevano visto ammazzare come un cane la loro madre…
mi ricordo di quelle ragazze più giovani, che le foto su fb spesso ritraggono belle e sorridenti e quella bellezza l’avevano pagata cara, quel sorriso a tratti spavaldo di chi sa di essere bella era stato spento per sempre, perchè non era più rivolto a quell’uomo che avevano amato, lasciato, rifiutato
mi ricordo di quelle signore che avevano cercato di rifarsi una vita, ma quella che avevano trovato dopo era stata la peggiore che potesse loro capitare… dalla padella alla brace…alla morte.
Mi ricordo molti nomi e molti volti, mi ricordo storie di donne, donne come me
Mi ricordo anche le storie di quei pochissimi uomini che hanno accettato poi di farsi aiutare, di cercare di raccontare perchè.. solo che quel perchè racconto da quei pochi, pochissimi uomini che accettano di farsi aiutare era assurdo per me, un delirio dal quale capivo che nessuna donna può sfuggire quando cade in quella visione, in quel delirio.
Ma il l femminicidio non è certo un fenomeno dei nostri tempi, anzi tutt’altro, è nato nella notte dei tempi ma ancora non riusciamo a spiegarlo, a comprenderlo, a combatterlo.
E’ un batterio che c’è nelle relazioni di coppia, un batterio che può avere diverse forme… si annida subito, forse si nasce con quel batterio, nel bambino che apprende comportamenti  stereotipati verso le bambine, nel fanciullo che cresce sentendosi biologicamente diverso da una fanciulla, nell’adolescente che cerca di affermare il suo ruolo di maschio ancora con la voce da bambino e trova una ragazza adolescente che è già donna, mentre è ancora bambina,
Nell’uomo che non è più l’uomo-capofamiglia-capobranco-capoclan non lo è più, nemmeno nel suo rapporto di coppia, anzi spesso incontra una donna che sostiene una famiglia da sola, che costruisce la sua vita, la sua identità senza essere la dolce metà di nessuno.
Perchè è questo il grande inganno: libri, poesie, narrativa, leggende tutto ci ha fatto credere che una donna dovesse trovare nell’amore la sua metà perfetta, il suo completamento, la sua appendice vitale e invece no, siamo esseri che viviamo tutta la vita, una storia individuale e qualche volta incontriamo dei compagni di vita che ci fanno immaginare di vivere anche noi quella love-story che da secoli ci propinano, libri, canzoni, film…
E invece PER SEMPRE non esiste, perchè nemmeno ognuno di noi non è uguale a sè stesso per sempre, perchè allora dovrebbe esserlo qualcuno che ci è accanto?
ma adesso sto divagando…
Volevo solo dedicare un pò del mio tempo a ricordare quelle donne, che mi sembra mi assomiglino tutte, che adesso non ci sono più… e chissà cosa pensavano mentre la morte le andava incontro, chissà….
me le ricordo, non solo il #25 novembre… come raccontano queste mie foto
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#saveourselves

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#saveourselves

salviamoci, salviamoci dal #femminicidio, salviamoci dai titoli dei giornali, salviamoci dall’etichettamento di che con le parole vuole “spiegare” l’uccisione di una femmina in quanto femmina, salviamoci dall’esposizione del cadavere e di tutta la vita di ogni donna prima uccisa e poi esposta, vivisezionata, raccontata con le parole di estranei…
quando muore una donna, quando muore di femminicidio, muore una parte di me, perhè in ogni donna che muore penso che quella donna potrei essere io, per tutte le volte che ho scelto, nella mia vita, di fare le cose che voglio, di avere l’immagine che voglio, di amare chi voglio e di non amare chi non voglio, per tutte le volte che non ho abbassato la testa, che non sono stata zitta, anzi che ho urlato e più sono stata ferita più ho urlato, per tutte le volte che ho provocato, che ho alzato i toni di una discussione, per tutte le volte che ho difeso i miei sentimenti e la mia identità, per tutte le volte che mi sono tenuta stretta i miei sogni quando qualcuno ha cercato di farmi sentire ridicola, illusa, una sognatrice inconcludente, per tutte quelle volte che avrei voluto avere in mano una clava e con una pelliccia di animale addosso sarei tornata nella preistoria, dove nasce quest’istinto che hanno gli uomini di conquistarci, di possederci, di averci, di non lasciarci andare, di toglierci la vita quando cerchiamo di viverla come vogliamo..
ogni volta che muore una donna, io vorrei avere in mano una clava, una pelliccia di animale addosso, entrare in quella grotta buia e riempire di clavate quella bestia-uomo, ma non per ucciderlo, no, perchè io non sono una bestia, sono una donna, sono una madre e a me piace dare la vita, e l’unico dolore che posso accettare è quello del parto, a me piace la vita, non toglierla,mai; gli darei solo tante, tante, tantissime clavate e lo costringerei a scrivere 1000 volte sui muri della grotta:
io non toccherò mai più una donna!
… però c’è un problema, io non indosso più la pelliccia di animale da molto tempo, non uso più la clava, anzi non l’ho mai usata, ho imparato ad ascoltare la testa e il cuore e a seguire la testa e il cuore e ho scoperto che quelle fanno più male di una clava a quella bestia-uomo che è rimasto ancora nella grotta buia, troppo buia e senza specchi!